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Perché è importante la Prevenzione
In ogni intervento medico l’obiettivo principale è la guarigione del malato, ma per alcune malattie, e fra queste in primo luogo i tumori, non potendo questo obiettivo essere raggiunto per tutti, si è cercato in questi ultimi 30 anni di affiancare alla terapia altri interventi, con lo scopo da una parte di modificarne la storia naturale, anticipando la diagnosi ( diagnosi precoce o prevenzione secondaria ) e quindi aumentare le guarigioni e dall’altra scoprendone le cause che li provocano, per limitare il numero delle persone che verranno colpite ( prevenzione primaria).
Purtroppo ancora oggi i tumori registrano un aumento e si prevede che nei prossimi anni saranno la prima causa di morte nel mondo industrializzato e ciò sta ad indicare che i notevoli successi terapeutici sono inferiori alle molteplici cause che li provocano.
C’è da chiedersi, quindi, cosa bisogna fare per vincere la guerra contro la malattia del secolo, che ancora oggi ingenera paura e sconforto in chi ne è colpito.La soluzione non è facile, prima perché a fronte degli indubbi progressi fatti dalla medicina ancor oggi non conosciamo l’intimo meccanismo che modifica una cellula sana in una tumorale e poi bisogna tenere presente che con il temine tumore indichiamo non una singola patologia, bensì un centinaio di malattie diverse fra loro sia per le cause che le determinano sia per la risposta alla terapia e per la prognosi, e la riprova di ciò sta nel fatto che talune forme di tumori guariscono, altri ne hanno vista migliorata la sopravvivenza, altri infine risultano refrattari a qualsiasi intervento medico, indipendentemente dalle tecniche o dai protocolli terapeutici.
Non bisogna comunque negare gli indubbi progressi che ha fatto la medicina oncologica in questi ultimi anni e specialmente la chirurgia che ha modificato completamente l’approccio terapeutico.
Fino a pochi anni fa la filosofia che guidava il chirurgo era quella del “ massimo tollerabile” che comportava gravi mutilazioni provocando nel paziente, soprattutto nelle donne, effetti psicologici, sociali e comportamentali devastanti. Basti pensare alle mastectomie allargate per il tumore della mammella o alle eviscerazioni per quelli dell’utero o dell’ovaio.
Oggi invece prevale l’approccio chirurgico conservativo, basato sul principio del “ minimo efficace” cioè sulla capacità di calibrare al minimo l’intervento chirurgico e al tempo stesso garantire al paziente la massima efficacia.Tutto questo è reso possibile non solo per le scoperte sulla biologia dei tumori e per il grande sviluppo della diagnostica per immagini, ma soprattutto per la sensibilità e l’attenzione delle persone a sottoporsi ad indagini in tempo utile.
Per ridurre la mortalità legata ai tumori, quindi, bisogna intervenire su diversi fronti e la ricerca è impegnata a sviluppare terapie più efficaci, attuare una più attenta diagnosi precoce, e migliorare lo stile di vita.Lasciando da parte la diagnosi precoce e la terapia per le quali occorre ricerca medica, mi piace sottolineare l’aspetto della prevenzione primaria che coinvolge direttamente le nostre abitudini (prevenzione diretta), ma anche i nostri governi, che sono chiamati a fare la loro parte attuando politiche rivolte alla diminuzione dell’inquinamento ambientale (prevenzione indiretta).
La prevenzione primaria pur salvando parecchie vite umane ha, purtroppo, da sempre attirato poco l’interesse della classe medica, sia perché molti interventi non sono di pura pertinenza medica, sia perché la stessa prevenzione non ha un riscontro immediato né in termini economici né di gloria.Tanto meno il nostro comportamento si è molto modificato verso stili di vita corretti pur conoscendo con certezza matematica i danni provocati da molti cancerogeni come il fumo di sigaretta, o i rischi dovuti all’alimentazione (grassi, obesità, alcool, sedentarietà ecc), e i danni dovuti ad alcuni virus ecc.
Gli esseri umani adottano le proprie scelte di vita non in base alla conoscenza dei rischi, ma pretendendo la salute come un diritto acquisito, confidando troppo spesso nella terapia che come sappiamo in quest’ambito purtroppo spesso fallisce.
La ricerca infatti in questi ultimi anni è scesa a compromessi con la malattia oncologica, trasformandola in una malattia cronica con cui convivere, invece della malattia incurabile che era.
Tale processo di cronicizzazione produce un aumento notevole di ammalati sul nostro territorio, costretti a combattere contro tutte le alterazioni psico-sociali che lo stato di ammalato di cancro comporta.
Per ora, quindi, si può affermare che correggere il nostro stile di vita è l’unica arma concreta contro il cancro, ma è altrettanto importante cogliere la malattia nella fase iniziale, sottoponendosi agli accertamenti idonei.
Dr. Salvatore Mazzotta